lunedì 2 novembre 2009

The End

Qualche giorno fa ho ricevuto notizia da Londra di aver passato il Master con voto di "distinction", un bel risultato che mi fa molto piacere! In questo modo si completa con una nota molto positiva una grande esperienza, che abbiamo un po' anche condiviso assieme su queste pagine. Questo e' l'ultimo post di questa serie. Ringrazio molto chi ha partecipato scrivendo o solo leggendo. Mi avete sostenuto e stimolato molto. E'stata una bella scoperta usare queste pagine per riflettere assieme. I Reports from London finiscono qui, ma magari altri ne riprenderanno, per accompagnare le prossime avventure! Grazie e... mandi!

venerdì 4 settembre 2009

Disciplina del senso pratico

Per la cronaca, ho sempre continuato con grande dedizione a studiare il kung-fu, decisamente una delle esperienze piu’ significative di quest’anno. Ma se mi sforzo a specificare che cos’e’ che mi attrae profondamente a quest’arte, non mi e’ facile dire.

Di sicuro non mi sbilancerei a chiamare in causa comprensioni particolari di filosofie orientali, ne’ di aver trovato il mio `Tao’, ne tantomento che il mio `Ci’ fluisca che e’ una meraviglia.

Il kung-fu e’ soprattutto, e prima di tutto, qualcosa di molto pratico, ed e' a questo livello che lo sto vivendo.



Master Lai, il fondatore del Nam Pai Chuan, la versione di Shaolin Kung-Fu che sto studiando, il giorno in cui ho fatto l’esame per conquistare la cintura gialla, disse a un gruppetto di novizi in cui mi trovavo: “Ascoltatemi: il kung-fu non e’ altro che buon senso disciplinato”. E a una bambina che in quel momento si era distratta un attimo, il maestro severamente disse: “Bambina, sto parlando per te, mi senti?” Fantastico, le frasi dette da un maestro, piu’ semplici sono, piu’ impatto fanno.

Che il kung-fu abbia cambiato la mia vita, non direi, ma che abbia aggiunto o approfondito una dimensione di disciplina fisica e mentale, direi di si’.

Ma anche per stare piu' sul semplice, ora mi sorprendo ogni tanto ad aprire le porte con i pugni o a lavare i piatti con le gambe divaricate e le ginocchia piegate, una posizione faticosissima che rafforza i muscoli delle coscie. Essenziale.

Forse una delle cose che mi hanno anche conquistato e’ l’amicizia con i ragazzi del gruppo. E’ incredibile come si possa diventare amici anche se in 9 mesi ho scamboiato piu’ pugni e calci con loro che parole. Mi hanno addirittura organizzato una festa di addio, il che e’ stato davvero commovente.

Come una delle cinture nere piu’ senior mi ha detto, quando ci siamo salutati: quando concedi a qualcuno di entrare nelle vicinanze del tuo spazio fisico, c’e’ molto che si impara l’uno dell’altro. E senza tanta retorica, e’ proprio vero.

Quanta strada nei miei sandali, quanta ne avra’ fatta Bartali

Di sicuro cio’ che ha contribuito di piu’ a rendere speciali e bellissime le ultime settimane e’ stato l’essersi trasferito a vivere da Vincenzo. Vincenzo e’ fra le persone piu’ fini e colte che conosca, un vero gentiluomo. E un grande nuovo amico.

Vincenzo ha vissuto tutto l’anno in un bell’appartamento di un’ex palazzina popolare in pieno centro, a due passi dalla biblioteca del King’s, e io ho sostituito un suo coinquilino che ha cambiato casa. Oltre a noi due c’e’ anche Andrea, un ragazzo di Milano, di formazione economista come Vincenzo, simpaticissimo – un altro bonus di quest’ultimo periodo. Diciamo che abbiamo ricostruito un’atmosfera italiana, e quanto ci siamo divertiti!

Anche se si scriveva per piu’ di dieci ore al giorno, quei momenti passati attorno al tavolo sono stati bellissimi e molto goduti. Con Vincenzo, dal caffe’ del mattino alla tisana della notte, si e’ passati in rassegna ai piu’ disparati argomenti: dai Vangeli apocrifi ai Templari, dalla Repubblica di Platone a quella di Berlusconi, dalla purezza della Grecia Classica alla complessita’ della nostra Londra.

Ci siamo ovviamente aiutati molto con il lavoro, sostenedoci a vicenda ma anche discutendo problemi tecnici delle nostre dissertazioni. E Andrea ci teneva stimolati con tante domande, preoccupandosi ogni tanto per la nostra salute mentale...


Andrea poi ha creato tutta una grande metafora ciclistica per descrivere l’impresa mia e di Vincenzo per arrivare a consegnare la dissertazione in tempo. Quindi i momentanei successi durante il percorso erano “i traguardi a punti”, la faticata finale: “il Mont Ventoux” dove noi ovviamente eravamo “gli scalatori”, le difficolta’ impreviste dietro l’angolo: “le crisi di fame” o “le crisi di freddo”, mentre quelle giornate in cui si riusciva a scrivere ben poco, come fiaccati, era perche’ “si era finiti nella rete dei velocisti”. La "volata finale" poi e' stata storica, in notturna, con uno sprint alle luci dell'alba. E ci sono stati pure dei sospetti che non passassimo l'anti-doping.

Ma le emozioni non erano solo per il traguardo finale. A fine giornata, o diciamo meglio, a fine tappa, si verificava di sovente un evento a cui ancora facciamo fatica a credere. A una finestra di fronte al nostro appartamento, dall'altra parte della corte, una giuovine pulzella si presentava ignuda, cosi', diciamo senza che le condizioni atmosferiche lo giustificassero. Chissa', forse era il suo modo di voler pagare i corridori del loro sforzo. Non sappiamo. In ogni caso si correva meglio.

"Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avrà fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu. - za za ra zaz,
za za ra zaz, za za ra za za za za za zaz."

Onniscenza e contingenza

Martedi' ho consegnato la dissertazione finale, e cosi' e' ufficialmente finito questo Master in Filosofia. Il problema di fondo era, come annunciato, cercare di stabilire se Dio possa conoscere gli aspetti contingenti del futuro, cioe' quelli ancora aperti, non-necessari, come il fatto che domani mi metta quella camicia a righe.

Partendo da un'analisi classica della conoscenza, secondo cui se si conosce qualcosa, quel qualcosa deve essere per lo meno vero (nihil potest sciri nisi verum), si arriva presto ad un ostacolo. In modo che Dio sappia che che domani mi mettero' quella camicia a righe, deve essere vero oggi che io mi mettero' domani quella camicia a righe. Ma se questo e' vero gia' oggi, allora e' gia' determinato che io domani mi mettero' quella camicia, il che contrasta con l'assunzione di partenza che il mettersi una camicia e' un'aspetto aperto del futuro, non determinato. Ma la relazione fra verita' e necessita' e' critica. Se una proposizione vera sia anche automaticamente necessariamente vera dipende da che logica e metafisica del tempo uno decide di sostenere.


Io ho analizzato tre risposte classiche a questo problema, cercando di mostrarne punti di forza e di debolezza. La soluzione filosoficamente piu' convincente mi sembra quella che Dio non conosca il futuro contingente, il che mi ha portato altrove rispetto alle mie intuizioni di partenza, di sicuro influenzate dalla dottrina cattolica. Ma cosi' e' la filosofia. Bisogna accettare dove ti porta la ragione. Se poi sia meglio fidarsi della propria e piccola o di quella grande e ispirata da scrittura, intelletto e tradizione della Chiesa, e' un altro, importante discorso. Un momento pero'. Sembra che fili il discorso che Dio non conosca il futuro contingente in quanto futuro e contingente, cioe' se si pone Dio all'interno del tempo e gli si chiede di conoscere ora qualcosa che viene dopo nel tempo. Altra cosa e' immaginare Dio al di fuori del tempo, in una prospettiva cioe' dove il prima e il dopo sono sovrapposti in un istante atemporale. Da qui Dio conoscerebbe gli aspetti aperti del futuro non prima che avvengano ma a-temporalmente mentre avvengono. Questa era la soluzione di Boezio e San Tommaso d'Aquino (nell'immagine - bella proprio perche' c'e' un equilibrio fra l'intelletto umano, la Chiesa e la Scrittura, il tutto sotto la luce della Santita'.). E' stato sicuramente molto bello confrontarsi con i grandi filosofi cattolici medioevali che cercavano di sintetizzare le verita' di fede e di ragione, con una sistematicita' (e bellezza) che forse non si e' piu' avuta. Ma anche questo e' un pregiudizio in cui e' dolce naufragare.

In ogni caso, ho anche proposto una formalizzazione del problema usando una logica a tre-valori (dove oltre al vero e al falso c'e' anche l'indeterminato), dove usando uno stratagemma e' possibile salvare onniscenza e contingenza, anche quando onniscenza si interpreta come prescienza. Sembra che la seguente frase sia vera: “Se X avverra' domani, allora se X averra' domani, allora Dio sa che X avverra' domani” -- con X un evento contingente. Mentre la semplice “Se X avverra' domani, allora Dio sa che X avverra' domani” non e' vera. Un dettaglio, ma insomma... fa la differenza.

Incredibilmente, nonostante questa fosse la mia chance di immergermi nella scrittura di qualcosa di squisitamente letterario, filosofico, sono finito per scrivere una tesi che ha quasi piu' formule di tutte le mie altre tesi che ho scritto in fisica! Ma cosi' e' andata. La logica formale in questi casi aiuta molto. Quindi non mi offenderei affatto se uno non volesse leggerla. Ma per completezza, anche questa la trovate sul MediaFire, qui:

http://www.mediafire.com/?qdgetzzxzem

Les jeux sont faits

Come sull'uscio di casa prima di partire ci si dicono spesso le cose piu' importanti, cosi' queste ultime settimane a Londra, questi ultimi giorni, stanno tirando fuori il meglio di tutto e di tutti.

E sono profondamente felice.

E profondamente triste di dovermene andare fra qualche giorno. Ma e' quella tristezza buona, quella del groppo in gola, quella che c'e' se c'e' stato qualcosa di bello, se il cuore si e' smollato. Alla fine -- me ce ne e' voluto -- il cuore si e' smollato e si e' attaccato a questa citta' e a queste persone, e naturalmente ora c'e' la separazione che ha durezza dello strappo.

Suddividero' le cose che ho da dire nei prossimi due o tre posts cosi' da rendere la lettura un po' piu' agevole.

Un mandi intanto!

martedì 30 giugno 2009

Tempi supplementari

Carissimi!

Riprendo timidamente a scrivere questo blog, dopo circa due mesi e mezzo di inattivita' – mi meraviglierei se qualcuno continuasse a controllarlo, anche di tanto in tanto! Il grosso del lavoro il blog l'ha fatto, soprattutto all'inizio, ma non si sa mai che abbia ancora qualcosa da dare in queste battute finali. Pero' un po' mi manca il sussidio del blog, come impegno del discernere i fatti del giorno. Forse di buono c'e' che questo ruolo di confronto ora lo svolgono tanti buoni amici, vecchi e nuovi, accumulati e ritrovati nel frattempo.

Nel frattempo, appunto, e' passato un modo di acqua sotto il ponte, e questo post non ce la fa a travasarla tutta.

Forse la storia la sapete gia' tutti voi ch'entrate, ma grosso modo, dopo il ritorno dalle vacanze pasquali c'e' stato il grande Maggio degli esami. Si e' studiato tanto. Forse e' stato uno dei periodi piu' belli a livello accademico. Perche' in poco tempo si misura il progresso. Ho fissato – almeno per un po' – alcune delle tante idee a cui ero stato esposto durante l'anno. Ed e' stato gratificante fare qualche passetto nella comprensione di alcuni problemi filosofici. E' inutile, bisogna studiare tanto per iniziare a capire qualcosa. [prima de parlar, lesi.]

Gli esami, 3, sono andati uno non molto bene (filosofia generale), uno credo molto bene ma con risposte standard (filosofia della religione), uno credo abbastanza bene ma con risposte piu' ose' (filosofia della mente).

Durante il periodo degli esami essenzialmente vivevo in biblioteca, un paradiso a tre piani e milioni di volumi. Mi cibavo di panini alla francese e paste troppo pesanti a tarda sera.

I momenti piu' belli erano le pause studio tecniche con Vincenzo, il mio amico filosofo e raffinato collega, con cui si parlava di domande d'esame, si contavano i giorni, si rideva all'italiana, e certo, si discuteva di filosofia, ma in un modo piu' gradevole rispetto alle ore passate a scrivere prove di risposte d'esame in solitaria.

Passati gli esami, e' venuto un confuso, semi-traumatico, disordinato, fumoso periodo post-esami e pre-nuovavita, in cui mi sto ancora barcamenando. E qua far luce e' un'impresa... che appaltero' a una ditta esterna.

Oddio, cose ne son successe, quelle succedono sempre. Ma di che portata? Di che rilevanza? Cosa hanno da dirmi queste particolari circostanze che sto attraversando? Tutte le circostanze in cui uno si trova sono quelle giuste. La vita cosciente e' stare davanti al reale con il coraggio di affrontare le circostanze date, perche' sono esattamente quelle che consentono il confronto fra il desiderio e la sua realizzazione. E questa operazione di confronto fra desiderio e realizzazione e' quella dove si gioca la nostra liberta'. Questa la lascio un po' criptica, dai.

giovedì 9 aprile 2009

Il punto

Sono in Italia in pausa Pasquale, tornerò a Londra durante l'ultima settimana di Aprile. Le ultime due settimane di Maggio avrò tre esami scritti di filosofia. Poi inizierò a lavorare sulla dissertazione che credo sarà attorno al tema della pre-scienza di Dio e la libertà dell'azione umana. La dissertazione va consegnata entro il 1o Settembre, conclusione del Master. Durante l'estate sarò principalmente a Londra, per studiare e scrivere e per godere - forse con un po' più libertà - della vita intellettuale, artistica e sociale della città.