venerdì 28 novembre 2008

Estratti dall'aula

Una delle materie che mi ha messo piu’ alla prova con materiale nuovo e’ la filosofia della mente dove, come gia’ altre volte accennato, si ragiona sul rapporto fra mente e cervello.

Come si puo’ combinare la nostra fisicita’ (che e' regolata da leggi), con l’esistenza della mente (che e’ in grado di determinare azioni libere)? Siamo naturalmente abituati a pensare alla mente come qualcosa di distinto dal cervello. Ma allora com’e’ possibile che la mente causi le nostre azioni fisiche, quando allo stesso tempo siamo disposti ad ammettere che gli stati fisici hanno cause puramente fisiche?

Per chi fosse interessato, il mio primo saggio potete scaricarlo qui:

http://www.mediafire.com/?sharekey=9fba2c94dec0e90ed2db6fb9a8902bda
(scusate, c'e' un problema tecnico con il link: copiate queste due righe e unitele e incollatele sulla barra dell'indirizzo del vostro browser)

Si tratta di un analisi critica di un argomento che stabilisce l’indentita’ fra mente e cervello basato sul rapporto causale fra stati mentali e stati fisici.

Altre materie hanno implicazioni pratiche piu’ dirette, come l’etica. Per esempio abbiamo avuto una sessione di etica applicata dove abbiamo confrontato la questione sempre tesa e difficile dell’aborto. Io non sono forte su queste questioni. Mi muovo meglio fra neuroni e idee, che fra cellule e vita.

Trovo che sia anche molto difficile liberarsi dai pregiudizi da cui si proviene. Da un lato e’ normale e non problematico che ci siano pregiudizi (soprattutto se giusti…) – abbiamo bisogno infatti di essi per ridurre un po’ la complessita’ della vita. Uno non puo’ mettere in discussione sempre tutto, come se ripartisse da capo, davanti a un nuovo problema, sarebbe assurdo.

D’altro canto, comunque, abbandonare il pregiudizio e’ un’operazione che mi trovo a fare spesso per poter vedere piu’ a fondo la posizione dell’altro, su quali assunti si basa, che movimenti argomentativi sta facendo, e poter ragionare quindi con piu’ potenza.

Mi chiedo spesso pero’ se il mio ragionare voglia gia’ arrivare a una destinazione gia’ decisa prima di iniziare il viaggio argomentativo. Questo e’ un bel problema. Quanto liberi siamo nel ragionare? Quanto invece vogliamo rendere conto a un’autorita’ esterna, se non proprio all’autorita’ della nostra identita’?

Per esempio, quanto capace sono veramente di giudicare il problema dell’aborto in modo spassionato e quanto invece pregiudico la questione a discendere dalla mia identita’ cattolica? Oggi ho avuto il piacere di essere in edificante difficolta’ dibattendo con una compagna di corso – una temibile femminista radicale - fra gli scaffali della libreria Waterstone. C’era rischio che i volumi prendessero fuoco con le scintille.

Se portare sul blog delle questioni che escono dall’aula puo’ interessare o far piacere, potrei tentare di farlo. Anche le altre materie hanno tanta bonta’ in serbo, come si fa a non condividere questa ricchezza?

Studium

Lo studio decisamente domina la mia settimana, come e’ giusto che sia. (i miei sponsor potrebbero leggere il blog…).

Sto studiando Etica, Epistemologia, Filosofia della Mente, Filosofia della Religione, Metafisica, Logica, Platone e Aristotele.

Il corso conferma pienamente le aspettative, e lo studio e’ davvero molto gratificante. L’approccio e’ basato sui problemi aperti e correnti nelle varie discipline, quindi si e’ coinvolti direttamente nel vivo del dibattito attuale. Chiaramente le nozioni classiche vengono sempre richiamate, ma l’obiettivo e’ fare filosofia, non tanto storia della [una brutta espressione che lascio apposta per infastidire qualcuno…eh eh!]. Il tutto e’ immerso nella tradizione analitica della scuola anglo-americana, quindi la trattazione dei temi e’ rigorosa, puntigliosa, le argomentazioni molto strette, tecniche. Uno stile che mi si addice, o meglio che fa piacere pensare che mi sia adatto, ma che sicuramente mi da filo da torcere.

Per ogni materia ci si prepara alle lezioni leggendo testi e articoli, le lezioni poi integrano il materiale rendendolo rilevante e interconnesso. Ci sono spesso occasioni per intervenire e dibattere durante le lezioni. Si va da un minimo di 10 a un massimo di 40 studenti per materia. In parallelo si preparano dei saggi brevi di una decina di pagine per mettersi alla prova, e si discutono personalmente con un tutore. Durante l’anno dobbiamo scrivere 9 saggi in tutto, divisi per materie.

Ancora non mi sento intellettualmente cambiato. Ma e’ una bellissima sensazione vedere come le nuove conoscenze si ammassano lentamente, tentando di integrarsi in quell’unicum di speculazione che e’ la filosofia, e andandosi a posare su quella melassa, quel potpuorri di altro che c’era gia’ nella mia cabeza.

Ripresa

Visto che non ho scritto molto nell’ultimo mese, vorrei raccontare un po’ come stanno andando le cose sui diversi fronti della mia esperienza a Londra. Questo post e’ un’introduzione con un commento generale, poi seguiranno dei post piu’ specifici.

Mi sto avvicinando alla fine del primo terzo del Master, quindi e’ anche un buon momento per cominciare a fare qualche riflessione di bilancio.

Le due dimensioni dominanti della mia vita qui a Londra sono decisamente lo studio e la meditazione. Cioe’ l’azione e la contemplazione. Cioe’ la vita esteriore e quella interiore. Cioe’ i fatti vissuti e gli stessi fatti interpretati.

Questo dualismo mi fa pensare (anche con un po’ di ironia per l’ovvia esagerazione) alla formula monastica `ora et labora’, che coglie in modo bello e sintetico l’equilibrio fra queste due essenziali declinazioni dell’esistere. Mi sembra che questo dualismo generi una dinamica sana per la vita.

Ma come potrebbe essere altrimenti? Non e’ solo una questione di religione intesa come ritualita’, ma piuttosto di fedelta’ al reale. In fondo scopro che religione vuole proprio dire fedelta’ al reale, legame con il senso dei fatti della propria esistenza.

Orietta & Westminster

Per dare sostanza alle imprevedibili associazioni di idee proposte dal Papa'.
(vedere commenti al post "Battersea Power Station")

venerdì 14 novembre 2008

Battersea Power Station



Mercoledi' sera pedalavo in bicicletta lungo il Tamigi, di ritorno da una lezione di Filosofia della Religione presso il collegio teologico-filosofico di Heythrop.

Ero assorto nei miei pensieri, ignaro della mia posizione esatta sulla cartina di Londra, quando vedo emergere sulla destra la stupefacente e spaventosa immagine della Battersea Power Station.

E' un edificio che mi ha sempre ispirato terrificante meraviglia, per il suo riferirsi in modo sia diretto che simbolico all'era possente e concreta della rivoluzione industriale, che odora di carbone e sporca il cielo di fumo.

Ma come se non bastasse gia' questa poesia di riferimenti, come alcuni di voi riconosceranno, la Battersea appare anche sulla copertina di un album dei Pink Floyd, Animals, da noi spesso riverito negli anni della passione per il prog-rock e altre sognanti sonorita'.

L'alchemia di questi due contributi, unita alla sorpresa per questa inaspettata apparizione mi ha inchiodato a contemplare la scena per diversi minuti, riportandomi a una spontanea dimensione contemplativa della realta' che era assente da settimane.

Non e' sempre facile vivere un rapporto leale col reale. Si finisce per essere trasportati dai fatti, senza la lucidita' o la volonta' per discernerli.

La vita qui continua a essere estremamente interessante, sia nei successi che nei fallimenti.