mercoledì 24 settembre 2008

Un incontro

Dopo la Messa, come di dovere, e' stato offerto un pranzo. (digressione: La Domenica mattina in ogni Chiesa anglicana le ultime parole del sacerdode sono invariabilmente "Tea and coffee shall be served after Service, you are all welcome, especially the new comers." Mi ha sempre colpito come ogni Domenica ci si aspetti legittimamente gente nuova in quella data parrocchia. In ogni caso l'accoglienza degli Inglesi e' magistrale in queste circostanze. E la sensazione di bere te' con il latte in una stanza della chiesa - con moquette! - mentre si parla delle cose piu' strane e' unica al mondo, e credo raramente provata nel Continente).

Al pranzo deliberatamente non parlavo con nessuno, studiando la situazione dalle retrovie, senza - stranamente - provare la solita angoscia di strafare, parlare e farmi conoscere e notare.

Dopo dieci minuti col piattino in mano pero' ero sull'orlo dell'imbarazzo, mentre tutti avevano un compagno di conversazione. E non era il caso di fare un'altro giro di tramezzini. Forse si nota. E' incredibile come in queste situazioni uno senta il bisogno di integrarsi, di affermare la propria uguaglianza con gli altri. Si ha disperata voglia di omologarsi, mentre spesso si lotta per non farlo.

Sono talmente assorto che non mi accorgo che da un po' c'e' qualcuno proprio davanti a me, che genialmente mi dice, con quel delicato tono di sorpresa anche davanti all'ovvio, tipicissima inglese: "We seem to be standing next to each other, so I thought I might as well introduce myself". E' Hannah una studentessa del Master "Religion in modern society", un titolo che mi interessa immediatamente. E si articola una conversazione davvero piacevole e non del tutto banale, considerando che si e' in piedi coi tramezzini. E' stata a Taize', ha un passato in una delle chiese riformate indipendenti, ma ora cerca un rapporto piu' serio con la tradizione. Molto interessante. E vedo un certo parallelo nella mia migrazione da un certa attitudine "progressive-self-made church"...

L'interruzione del Cappellano anglicano mi da l'opportunita' dopo qualche minuto di uscire da quella dinamica e di andare a conoscere il Cappellano cattolico. E' un prete dell'Opus Dei che parla perfetto Italiano. Educato a Roma ovviamente. Mi immagino Riccardo che sorride. Ottengo un contatto per conoscere qualche Gesuita a Londra. Ma attento, mi dice, ce n'e' di piu' ortodossi e di meno ortodossi. Le sue sopraciglia mettono un accento deciso sulla prima categoria... Eh, lo so - dico - lo spettro e' piuttosto ampio nella Compagnia... ma non gli rivelo che per me questa e' una cosa molto bella.


E' tempo di andare, sto per uscire dalla stanza quando si riavvicina Hannah. Abbiamo tutti e due bisogno di un computer. E' incredibile, ma questo e' l'oggetto che uno cerca al massimo ogni tre ore, se non c'e' l'ha gia' come molti, in zaino.
E cosi' ha inizio quella scena iconica che si svolge in ogni campus del mondo: andare per la prima volta assieme a qualcuno in biblioteca. Che bello. E' la prima amica. Dei fatti semplicissimi, normalissimi, una conversazione, due passi - gesti che riempiono la quotidianita' di tutti. Ma quando sono i primi dopo un'arida solitudine, sono preziosissimi, speciali.

King's College Chapel

Siccome qui non conosco ancora nessuno, questa ve la devo raccontare a voi.
Oggi, per dare un po' di struttura a una giornata altrimenti vacua, e per marcare l'inizio dell'anno con un gesto, sono stato alla Messa di apertura dell'anno accademico, nella Cappella del King's College.

La Cappella e' nel cuore dell'edificio centrale del King's. Una posizione anche simbolicamente significativa. Infatti ho scoperto che il King's College ha un'eccezionale tradizione teologica. C'e' una comunita' attiva di accademici e studenti impegnati nel dibattito teologico, morale, filosofico. Dalla dogmatica al rapporto scienza-fede, al ruolo della religione nella societa' moderna. Fantastico contesto per approfondire le mie domande. C'e' una serie di confererenze, dibattiti, incontri, ricchissima e aperta a tutti.

Poco a poco sto scoprendo che reputazione ha il King's. E' veramente un'universita' di eccellenza (http://www.kcl.ac.uk/about/). E' la terza piu' vecchia d'Inghilterra e fra le migliori 25 al mondo secondo diversi criteri. Rigore accademico, qualita' di ricerca, innovazione, servizi, qualita' di istruzione. E queste cose si respirano. E fra poco si proveranno...

Mentre pensavo a tutto questo vaneggiando sulla gloria del mio College invece di prepararmi all'imminente Messa, tuona il suono dell'organo per il canto iniziale riportandomi al presente. C'e' poco da fare, ma la tradizione luterana-anglicana batte quella cattolica (recente) in maestosita' dei canti. Soprattutto per un ingresso trionfale. La processione di tutte le piu' alte cariche dell'universita' e' sostenuta dal suono poderoso dell'organo barocco e il canto "All my hope on God is founded" si eleva, proferito dalle gole tese di ragazze biondissime e baldi giovani ricoperti dai tradizionali mantelli, in quadrifonica armonia. Che splendore. Penso a Riccardo che piu' di tutti puo' visualizzare la scena e capire che tipo di sensazioni si provano. E' stato commovente vedere gli alti professori, il rettore, il decano cantare cosi' appassionatamente. L'umilta' di chi e' gia' grande nella scienza, ma canta la maggior gloria del Signore. Bello.

La Messa inizia, secondo il rito Anglicano. Presiede uno dei vescovi di Londra che nel sermone ci racconta un'antica storia orientale sul rapporto fra discepolo e maestro. Una di quelle storie dove i maestri sono inspiegabilmente duri e taciturni e sottopongono i discepoli a fatiche asprissime, di cui solo alla fine si capisce il senso. Gli serve per parlare del difficile percorso della conoscenza, che ci attende anche in questa universita'.

Poi c'e' stato un momento solenne, dal sapore quasi medioevale. Il decano dell'universita' (una figura religiosa che si affianca al rettore, qui chiamato `principal') ha `installato' due professori di teologia sui loro posti d'onore. (forse la parola install deriva proprio da in-stall, mettere sullo stall = la sediona del coro ligneo). In fondo alla chiesa infatti c'e' una serie di posti speciali, come di un coro ligneo, riservati alle figure di rilievo dell'universita'. Due posti vacanti sono stati occupati da due nuovi professori, di cui uno e' Revd Prof. Alister McGrath, famoso teologo di Oxford.

Vi risparmio gli altri sublimi dettagli della Messa, dai...

Ma chiudo con una strofa dell'ultimo canto, dalle antiche rime:

God is love: and he enfoldeth
all the world in one embrace;
with unfailing grasp he holdeth
every child of every race.
And when human hearts are breaking
under sorrow's iron rod,
then they find the selfsame aching
deep within the heart of God.

martedì 23 settembre 2008

Que pasa aqui?

Giornata terribile, ma con un po' di prospettiva alla sera e' addirittura divertente. Doveva essere il primo giorno all'universita' con l'importante incontro con i tutors per discutere del corso e della dissertazione. Ma mi avevano dato la lettera sbagliata con il programma per la settimana e quindi sono andato a finire alla discussione dei programmi PhD, perdendo il mio. Sono caduto dalle scale. I fanali della bici nuova non funzionano piu'. La ricerca delle case si sta deteriorando. Al mattino una orrenda piena di muffa. Ma e' quella della sera che merita l'argomento di questo post.

Una certa Viviana dal forte accento spagnolo promette un'ottima camera in zona desiderabile e prezzo molto alto - segno di qualita'... Poco prima dell'appuntamento mi fa sapere che trovero' suo padre invece di lei per mostrarmi la casa. Bene. Entro e mi accoglie Ernesto, il padre, mentre ancora si sta allacciando i pantaloni, accompagnato da un enorme doberman. E' colombiano e non parla inglese. L'unica cosa completa che riesco a dire in spagnolo: `me gusta el perro!' (perro=cane e' l'unica parola non banale che conosco in spagnolo, e lo devo al buon Roberto Raya Arretondo, il pazzo fisico messicano che era venuto a studiare a Manchester a 50 anni e mi chiamava `el perrote de la mecanica quantica' - perche' secondo lui ero bravo in quella materia e lo aiutavo con quell'esame).

La camera e' orrenda e ha due letti. Chiedo come mai c'e il secondo, c'e' forse qualc'un altro qua? Io avevo chiesto una singola. Tranquillo mi dice, lo facciamo andar via senza problemi il compagno indesiderato... Poi chiedo se lui, il padre, vivesse li' in casa. No, mi dice, vive altrove. In quel momento siamo interrotti da una nuvola di fumo che viene dalla cucina. Entriamo. Que pasa aqui? - dice Ernesto. Un pollo intero si stava bruciando dentro al forno. Ci siamo salutati nella nuvola di fumo. Fammi sapere... si te gusta la casa!

lunedì 22 settembre 2008

Mondi dietro le porte

Per ora sto ancora dormendo sul pavimento di Rana e Robin. La loro amicizia e accoglienza sono stati un balsamo contro l'asprezza dei primi giorni. Rana e' una vecchia amica da Manchester, avvocatessa per i diritti umani. Robin e' il suo ragazzo, produttore dei programmi di news della BBC Radio World Service. Ha la mia eta'. Rana e' a Manchester per un processo da lunedi' a venerdi'. Quindi i primi giorni li ho passati con Robin, quando non lavora. Robin e' molto dolce, profondo, intelligente, paziente e ci siamo trovati bene immediatamente. Ha l'acutezza dei migliori inglesi, ma una morbidezza europea. Parlando con lui ho ripreso un po' il contatto con i fatti piu' importanti che hanno segnato la storia politica e sociale inglese degli ultimi tre anni, da quando manco. Da quando sono tornato in Italia infatti non ho piu' seguito gli affari inglesi, perche' richiedeva gia' molta energia ricapire il mio paese.

In questi giorni la maggior parte delle energie e' stata incanalata per la ricerca di una casa. Ovviamente si trovano i contatti sui siti internet dedicati. Sono fatti benissimo. E non ne sono in differente. Un sito internet cosi' e' un segno di civilta' che mi rincuora parecchio, perche' rivela la grandezza del mondo che ci sta dietro. Come la radio e le poste. Non so perche', ma ho pensato a loro molto in questi giorni. Ascoltando BBC4 mentre lavo i piatti da Robin. O passeggiando per le strade della capitale del vecchio e nuovo mondo. Io non credo di essere un fanatico dell'Inghilterra. Pero' di fronte a certe realta' non si puo' che provare ammirazione verso una civilta' superiore. La radio e le poste. L'efficienza, la precisione, la qualita', la semplicita’ - la quintessenza dei servizi inglesi. Mi ricordo il commento eloquente di un parente di Susannah, ricco, colto e conservatore quando disse:"We used to run an Empire by mail from London".

La prima volta che sono venuto in Inghilterra internet quasi non esisteva ancora. Era il 98. Al polo scientifico a Trieste i computer in linea erano solo al centro di calcolo, una sala con 30 computers per tutto il campus. Si andava in rete scrivendo comandi sui terminali Unix per lanciare Netscape. Poi non si sapeva cosa fare, perche' non c'era quasi niente sulla rete e non c'era veramente motivo per andarci. Cosi' l'alloggio 10 anni l'avevo trovato cercando sugli opuscoli dell'universita' fatti arrivare dal Prof. Calucci che era l'unico ad avere un contatto con l'universita' di Manchester. Ora con pochi `click' vedi le foto delle camere che vuoi in qualsiasi zona di Londra. Ma 10 anni fa a questo punto avevo gia' un letto, ora sono ancora per terra! Tecnologia e qualita' della vita? Bisogna pensarci bene!

Cercare casa in questa citta', se ci si immunizza un po' dall'ansia di trovare una soluzione al piu' presto possibile, puo' essere un'esperienza esilarante. Dietro ogni porta che si apre c'e' un potenziale mondo da condividere. C'e' John l'australiano che vive con uno statunitense e due neozelandesi che lavorano a Canary Warf negli uffici delle banche d'investimenti dove in questi giorni si piangono lacrime amare. E vanno a lavorare con bici da corsa e mangiano guardando partite su sky e schermo al plasma. O c'e' Clare che vive con Andrew, nella normalita' dei pendolari annoiati, uniti dal destino a condividere proprio quella casa anonima dietro i binari del treno che va verso Waterloo. O ci sono quei 5 di Bonham Road, un insegnante di ginnastica, un tecnico del suono, una psicologa, una studentessa e una disoccupata che mi hanno interrogato per 30 minuti per sapere se ero compatibile con loro. Ero nervoso come a un colloquio di lavoro. L'atmosfera era quella, con una sedia vuota e gli altri davanti. (Almeno immagino che sia cosi' perche' non ne ho fatto mai uno - incredibile). L'insegnante di ginnastica mi ha chiesto come penserei di combinare filosofia e fisica. Ho tentato l'argomento su determinismo e liberta'. Non volevo esagerare per non annoiare, ma vista la domanda... Ho appena saputo che non mi hanno preso. Mi rivolgero' ai loro sindacati.

Dire si' o no a quelle porte che si aprono, o sentire il loro si' o il loro no, e' un po' come quei giochi dove si fa partire in alto una pallina che scende attraverso un reticolo di chiodi e a seconda di come rimbalza alla fine va a finire in un posto diverso. Ogni percorso un'esperienza diversa, una vita diversa. Quanto di me si conserva fra i possibili diversi percorsi? Quanto fragilmente il nostro essere dipende da quale di questi percorsi la pallina disegna? Una buona domanda per la dissertazione.

Mi richiede un po' di riflessione accettare questa inevitabilita' caotica. Fautori del proprio destino? Ma che...!? C'e' ben poco da controllare qua. Se ti arriva John, o Claire o il prof di ginnastica... cambia tutto... e non sei tu che decidi. E' una grande lezione di adesione al reale. Pero' la nostra liberta' di realizzare la progettualita' della propria vita al di la' dei dettagli caotici di piu' basso livello credo rimanga. "Credo" in senso tecnico. Tutto da dimostrare pero'.

Primi passi

E' passata la prima settimana. I primi giorni sono stati infinitamente lunghi e piuttosto difficili. Come spesso mi succede l'ostacolo piu' grande non e' nella realta' delle cose, ma nei mie processi mentali.

Il problema piu' grande all'inizio e' stato l'aver perso il senso del mio essere qui. Una sensazione esacerbata dall'asprezza dell'impatto con una citta' complessa e una vita in gran parte da ricostruire, come da ridisegnare su una tela bianca.

Perche' mi sono messo in questa condizione? Davvero voglio essere ancora uno studente? E dove portera' questa strada? Si sentira' che sono piu' vecchio di loro? Che senso ha essere ancora straniero? Chi me lo fa fare di trovare tutta l'energia necessaria per risolvere i problemi che mi aspettano? Sara' troppo dispersivo fare la lezione di ballo latino? Perche' non sono a Kampala? Come faro' a vivere nella civilta' delle case a schiera identiche, dei negozianti pachistani, delle ossessive porte antincendio, dell'umido penetrante? Perche' mi colpiscono questi dettagli e non le sue maggior glorie?

Anche se avevo dato gia' risposte almeno alle domande piu' esistenziali durante questo anno di preparazione, e' stato come se ora le risposte non avessero piu' senso.

Neppure l'iscrizione all'universita' ha suscitato alcuna reazione positiva o di entusiasmo. E' stata una mattina drammatica passata con la testa fra le braccia. Ero atterrito da questa negativita' verso ogni aspetto delle prime esperienze, dei primi passi. Non c'era un velo di romanticismo, non un segno di quella pienezza che anticipa la realizzazione di un sogno.

Conoscendo questa mia attitudine, sono riuscito ad arginarla con qualcuno di quegli strumenti di indagine interiore imparati negli ultimi anni. Quando l'autocritica e' troppo distruttiva e soprattutto ha una carattere di generalita' bisogna essere sospettosi. E' impossibile che vada tutto male. E' il segno di essere in preda a uno stato emotivo che falsa un giudizio sereno sulla realta'. Ho deciso quindi di sospendere il giudizio globale sul valore dell'esperienza per almeno 4 o 5 settimane. E di riprenderlo alla luce di fatti e non di emozioni volatili. Anche le emozioni sono fatti, e importantissimi, ma devono essere validate da riproducibilita', consistenza, adesione al reale.

Quindi mi sono concentrato piu' sui particolari pratici per la prima settimana. Che ovviamente sono tanti. Ne parlero' a breve.

domenica 21 settembre 2008

Incipit

Ciao, tento l'esperienza nuova di scrivere un diario elettronico.

Lo faccio per i due tipici motivi. (1) Dare una possibilita' a voi di essere aggiornati su fatti e pensieri che mi riguardano e (2) dare una possibilita' a me di organizzare le mie idee con quel minimo rigore richiesto quando si comunica qualcosa ad altri.

L'idea e' nata soprattutto dall'esigenza di comunicare a piu' persone interessate i passaggi piu' importanti di questa mia nuova vita a Londra. Ma vedremo se prendera' una forma anche piu' ampia.

A me non sono mai piaciuti i Blog, non li consulto quasi mai per informazioni perche' di solito c'e' troppo materiale da leggere e non e' certa l'autorevolezza di chi scrive. Pero' effettivamente fra di noi potrebbe essere uno strumento utile. Voglio vedere che dinamica si sviluppa.

Non prometto di scrivere regolarmente e non prometto di rispondere ai vostri eventuali commenti. Essenzialmente quindi questo strumento e' equivalente a una email-list, ma forse puo' riservare qualche sorpresa in piu'.

Penso anche che ci saranno contributi sia in italiano che in inglese, dipende dalle circostanze.

Bene, mandi per adesso.

Simone