sabato 31 gennaio 2009

Da chest pais forest

Oggi vi lascio una canzone che mi ha fatto pensare molto agli amici e alla famiglia a casa, in Italia. Si chiama “Da chest pais forest”, dei Povolar Ensamble – un gruppo della Carnia (la regione montana del Friuli) che negli anni 70-80 ha scritto dei pezzi iconici sull’universo umano della vita in montagna: il lavoro, la fatica, la miseria, il paese, la religione, il comunismo, l’idealismo, l’abbandono, l’emigrazione.

Nel mio caso, sarebbe proprio fuori luogo appropriarsi della drammatica retorica dell’emigrazione, visto che `emigro’ per libera scelta e sono a 50 Euro di distanza dalla mamma, quindi l’associazione di idee e’ molto meno impegnativa: sono pero’ pur sempre in “un pais forest”, e poi la canzone e’ bella in se’.

http://www.mediafire.com/?mnndkmdyyc2

Due saggi

Per continuare la tradizione, pubblico i miei scritti.

Il primo e' un saggio sull'induzione, che e' andato abbastanza bene. E' una discussione sul se e come si possano giustificare i ragionamenti induttivi, cioe' le generalizzazioni che si fanno a partire da un numero limitato di osservazioni particolari. Detto cosi', una noia mortale. Per i piu' coraggiosi:

http://www.mediafire.com/?dzt0z4m12zy

Il secondo e' un saggio sui problemi etici dell'aborto, e dovrebbe essere in teoria piu' leggibile e interessante. Purtroppo pero' non e' per niente fatto bene, infatti ho avuto molta difficolta' a difenderlo durante il tutorial. Non lo raccomando, nel senso che non aiuta molto ad approfondire il problema. Ha un taglio tecnico, filosofico con il quale non sono riuscito a far emergere la questione nella sua complessita' e pienezza. Ma lo metto per completezza.

http://www.mediafire.com/?emymoznizhw

Shaolin Kung Fu

Le lezioni di ballo sono diventate troppo competitive. Da quando è stato annunciato lo spettacolo di fine anno le lezioni sono diventate audizioni per entrare nel cast. Siccome sono troppo bravo e non riuscivo a trovare una ballerina alla mia altezza (forse in cm…) ho provato a vedere cosa c’era in offerta nelle altre stanze dell’Unione Studenti del Campus, sempre alle 7 del martedì.

Con gran piacere ho scoperto le lezioni di Shaolin Kung Fu. Lo Shaolin Kung Fu e' un arte marziale cinese molto antica sviluppata dai monaci buddisti Shaolin come complemento alle pratiche meditative. Qualcuno si ricorderà del mio “grande” interesse (molto teorico) per l’arte marziale che mi aveva portato molto vicino a partire per un monastero cinese. E’ da notare come questa mia frivola propensione ai cambiamenti repentini di interessi e passioni abbia poco a che fare con la stoica ed iconica presenza e costanza richiesta proprio dall’arte marziale… Se sapessero che vengo direttamente dalle lezioni di latino-americano…

In ogni caso mi ricordo di quando Riccardo senza mezzi termini così reagì al mio entusiastico annuncio di andare in Cina a “studiare” il kung-fu: “Ma perché non vai a lezione a Majano?” Aveva ragione. Si può fare molto anche senza andare lontano.


E questa stanza piuttosto piccola del Campus dove ci alleniamo ha il fascino locale di Majano, ma dentro c’è tutta l’aria dell’Oriente (all’inizio soprattutto, perché dopo due ore, in 25 persone…). Bellissimo. Che universo. Non so ancora niente, ma mi sembra di intuire che in questo melange disciplinato di corpo e mente ci sia molto da imparare. Forza, destrezza, velocità, resistenza, coraggio, dolore, prontezza… Ma soprattutto dolore per ora…

Questo esercizio lo racconto soprattutto per Giacomo, che si godrà la scena immaginandomi come soggetto. Ci hanno fatti sedere con le gambe distese e i pantaloni tirati su fino al ginocchio. Quello che segue è un esercizio per “condizionare” le ossa, ovvero microfratturare l’osso affinché si ricostruisca più forte, e affinché la propria soglia di sopportazione del dolore cresca. Un compagno fa rotolare applicando pressione un bastone di legno sulle tibie provocando immediati ematomi per tutta la lunghezza della tibia, accompagnato da dolore indescrivibile. Anche questo serve a costruire un lottatore-gentiluomo!

Alla fine della lezione, dopo qualche inchino e formula di rito in lingua originale ci si siede tutti ordinatamente a terra a gambe incrociate e guardando il muro, e da dietro il Maestro prende una cornice con i precetti dell’arte, che si trova vicino alla foto di un vecchio Maestro cinese. Poi la dà a una cintura nera che legge e tutti ripetiamo ad alta voce i precetti. La prima volta, il mix di regimentazione molto tradizionale e forse anche un po’ militar-Maoista della situazione, la ripetizione di regole all’unisono, l’eco universale dei principi, mi ha quasi mosso a lacrime. (Forse erano ancora le tibie…)

Vi lascio con i precetti:


PRECEPT AND TENANTS

Revere your ancestor (Riverisci i tuoi antenati)

Respect your guide (Rispetta la tua guida)

Train with your mind (Allenati con la tua mente)

Strengthen the will (Rafforza la volonta')

Centre your energy (Concentra la tua energia)

Focus on reality (Focalizzati sulla realta')

Act with earnestness (Agisci con onesta intenzione)

Covet nothing (Non disperderti nel desiderio)

Subdue the I (Soggioga l’io)

Behave with fortitude (Comportati con coraggio)

Approach with innocence (Approccia con innocenza)

Ever hope (Spera sempre)

Life is death (La vita e’ morte)

Death is life (La morte e’ vita)

Teach the deserving (Insegna a chi merita)

Teach with passion (Insegna con passione)

Learn always (Impara sempre)

Assume nothing (Non assumere niente)

Anno 2009, atto 2 di 3, Master in Filosofia

Tento di riprendere a scrivere qualcosa, nello spirito di quanto fatto finora. Sono tornato a Londra da tre settimane, e questa è la prima vera occasione che ho avuto per scrivere un post. Sono stato immerso in un mix di filosofia e fisica che non mi ha lasciato tempo o energia per riflessioni serali da salotto-blog, ma sicuramente tanta voglia di farlo.

Nel frattempo ho scritto due saggi per il corso, una revisione di un articolo di fisica, e l’ultimo capitolo della tesi per la laurea italiana in fisica. Le lezioni sono riprese e vanno bene come al solito. Ma non è su questo che voglio fermarmi.

Ci sarebbe una montagna di materiale da recuperare per le nostre conversazioni, materiale sia accademico che esperienziale, e tante osservazioni e pensieri fatti in queste settimane, ma dubito di riuscire a riprodurli qui con la freschezza originale. Non lo farò. Bisogna accettare di essere in perdita con la memoria e la rielaborazione del vissuto. Dopotutto è anche normale che si viva di più di quello che si riesce a dire di aver vissuto.

Una riflessione generale che credo possa andare bene come post di apertura nel nuovo anno è che mi sembra di intuire abbastanza chiaramente di non essere interessato alla filosofia come carriera. Non tanto perchè ho appreso che non si può sperare in una posizione accademica, nemmeno nella tradizione analitica anglo-americana, senza un dottorato in filosofia e io non ho l’energia o il desiderio di passare attraverso il torchio di un secondo dottorato. Piuttosto perché comincio a vedere la filosofia come una compagna eccezionale per sollevare domande, ma non come lo strumento privilegiato per trovare delle risposte. La filosofia svolge un ruolo fondamentale nell’identificare le domande più profonde, o più appropriate, in tutti i campi della conoscenza (un nobile servizio), ma spesso le risposte a un dato problema non esistono o sono troppe e diverse. Mi manca la concretezza di problemi risolvibili con un grado superiore di certezza. Dove sia misurabile anche sulla scala della mia vita, non solo della storia del pensiero, un progresso.

In breve: amo la filosofia, ma sto cercando lavoro nel laboratorio di fisica.