sabato 31 gennaio 2009

Anno 2009, atto 2 di 3, Master in Filosofia

Tento di riprendere a scrivere qualcosa, nello spirito di quanto fatto finora. Sono tornato a Londra da tre settimane, e questa è la prima vera occasione che ho avuto per scrivere un post. Sono stato immerso in un mix di filosofia e fisica che non mi ha lasciato tempo o energia per riflessioni serali da salotto-blog, ma sicuramente tanta voglia di farlo.

Nel frattempo ho scritto due saggi per il corso, una revisione di un articolo di fisica, e l’ultimo capitolo della tesi per la laurea italiana in fisica. Le lezioni sono riprese e vanno bene come al solito. Ma non è su questo che voglio fermarmi.

Ci sarebbe una montagna di materiale da recuperare per le nostre conversazioni, materiale sia accademico che esperienziale, e tante osservazioni e pensieri fatti in queste settimane, ma dubito di riuscire a riprodurli qui con la freschezza originale. Non lo farò. Bisogna accettare di essere in perdita con la memoria e la rielaborazione del vissuto. Dopotutto è anche normale che si viva di più di quello che si riesce a dire di aver vissuto.

Una riflessione generale che credo possa andare bene come post di apertura nel nuovo anno è che mi sembra di intuire abbastanza chiaramente di non essere interessato alla filosofia come carriera. Non tanto perchè ho appreso che non si può sperare in una posizione accademica, nemmeno nella tradizione analitica anglo-americana, senza un dottorato in filosofia e io non ho l’energia o il desiderio di passare attraverso il torchio di un secondo dottorato. Piuttosto perché comincio a vedere la filosofia come una compagna eccezionale per sollevare domande, ma non come lo strumento privilegiato per trovare delle risposte. La filosofia svolge un ruolo fondamentale nell’identificare le domande più profonde, o più appropriate, in tutti i campi della conoscenza (un nobile servizio), ma spesso le risposte a un dato problema non esistono o sono troppe e diverse. Mi manca la concretezza di problemi risolvibili con un grado superiore di certezza. Dove sia misurabile anche sulla scala della mia vita, non solo della storia del pensiero, un progresso.

In breve: amo la filosofia, ma sto cercando lavoro nel laboratorio di fisica.

1 commento:

papà ha detto...

Caro Simone,

dopo aver letto questo tuo post, post vacanze, sono subito corso con l’immaginazione alle molteplici discussioni interiori che avrai acceso sull’argomento delle scelte personali e, conoscendoti, ai numerosi foglietti ordinatamente riempiti con i pro e i contro, i punti di forza e quelli di debolezza, i dubbi e le certezze.
E’ il tuo tesoro che ti fa ricco anche nei momenti in cui tanta opulenza è più un peso che un vantaggio!
Il passaggio conclusivo sul tuo punto di vista della funzione della Filosofia mi spinge ad una riflessione, magari banale ma curiosa.
Io pensavo che a Filosofia esaurisse la sete di un sapere che la Scienza non riesce più a soddisfare anche con potenti mezzi di calcolo e strumenti sofisticati.
Mi ero fatto l’idea che proprio utilizzando altre parti del Pensiero e dello Spirito che la Scienza relega a funzioni accessorie o, perlomeno non condizionanti, si arrivasse oltre i limiti delle risposte ottenibili con il prevalere della Logica.
Invece tu dici che anche questa Disciplina, che hai voluto conoscere meglio con uno sforzo ammirevole, solleva domande e non ha la soluzione che manca.
Da un lato sono contento perché mi ha sempre affascinato il senso di incompletezza della conoscenza delle cose; ho sempre pensato che avere qualcosa di inesplorato nella vita costituisca uno stimolo potente alla ricerca di se stessi e del proprio fine: la riposta a tutto da un senso di fine ad un percorso.
Dall’altro sono convinto che il mix delle due è un ottimo strumento per avere una visione corretta dei problemi e tu sei riuscito a costruirtela.
Ti auguro che tutto questo calderone produca il brodo migliore.

A presto.
Papà