lunedì 22 settembre 2008

Primi passi

E' passata la prima settimana. I primi giorni sono stati infinitamente lunghi e piuttosto difficili. Come spesso mi succede l'ostacolo piu' grande non e' nella realta' delle cose, ma nei mie processi mentali.

Il problema piu' grande all'inizio e' stato l'aver perso il senso del mio essere qui. Una sensazione esacerbata dall'asprezza dell'impatto con una citta' complessa e una vita in gran parte da ricostruire, come da ridisegnare su una tela bianca.

Perche' mi sono messo in questa condizione? Davvero voglio essere ancora uno studente? E dove portera' questa strada? Si sentira' che sono piu' vecchio di loro? Che senso ha essere ancora straniero? Chi me lo fa fare di trovare tutta l'energia necessaria per risolvere i problemi che mi aspettano? Sara' troppo dispersivo fare la lezione di ballo latino? Perche' non sono a Kampala? Come faro' a vivere nella civilta' delle case a schiera identiche, dei negozianti pachistani, delle ossessive porte antincendio, dell'umido penetrante? Perche' mi colpiscono questi dettagli e non le sue maggior glorie?

Anche se avevo dato gia' risposte almeno alle domande piu' esistenziali durante questo anno di preparazione, e' stato come se ora le risposte non avessero piu' senso.

Neppure l'iscrizione all'universita' ha suscitato alcuna reazione positiva o di entusiasmo. E' stata una mattina drammatica passata con la testa fra le braccia. Ero atterrito da questa negativita' verso ogni aspetto delle prime esperienze, dei primi passi. Non c'era un velo di romanticismo, non un segno di quella pienezza che anticipa la realizzazione di un sogno.

Conoscendo questa mia attitudine, sono riuscito ad arginarla con qualcuno di quegli strumenti di indagine interiore imparati negli ultimi anni. Quando l'autocritica e' troppo distruttiva e soprattutto ha una carattere di generalita' bisogna essere sospettosi. E' impossibile che vada tutto male. E' il segno di essere in preda a uno stato emotivo che falsa un giudizio sereno sulla realta'. Ho deciso quindi di sospendere il giudizio globale sul valore dell'esperienza per almeno 4 o 5 settimane. E di riprenderlo alla luce di fatti e non di emozioni volatili. Anche le emozioni sono fatti, e importantissimi, ma devono essere validate da riproducibilita', consistenza, adesione al reale.

Quindi mi sono concentrato piu' sui particolari pratici per la prima settimana. Che ovviamente sono tanti. Ne parlero' a breve.

2 commenti:

Unknown ha detto...

fantat ten duur, straordinaria l'idea di "sospendere il giudizio"... e di una sospensione con una deadline definita... troverai la tua via tra tutte le porte che si aprono, and if you won't find it you'll make it.. taylored on you.. che il tuo mondo è tutti noi che ti sentiamo, e dove dormi può importare anche poco.. pensa che Sid è come te in questi giorni.. porte dietro porte, colloqui dopo colloqui.. al 31 deve lasciare casa, ma quello che sta pensando di fare è vivere la ricerca della casa come la ricerca di un posto letto, vivendo la sua vita fuori, nel resto del mondo (già super-pieno), e semplicemente di andare a mettersi in "stand-by" in una stanza per rientrare in quel mondo il giorno dopo carico... Comunque se non dovessi trovare neanche tu entro il 31 puoi venire (con Sid) da me in via della Stua : )

papà ha detto...

Caro Simone,

questo è l'effetto di quando si ricomincia e ci si mette ancoora in gioco come stai facendo tu.
Tutto diventa incerto ed insicuro, si è di nuovo nudi di fronte al re.
Poi tanto per riempire il vuoto si lasciano entrare in testa tutte le cose del passato, come per cercare in esse un senso.
Dura un momento, forse un po' di più, poi arrivano le incombenze e le speranze e te la fanno passare.
Lascia passare l'ondata ed aspetta il riflusso.
Dai, sei un cercatore audace e ti piace l'emozione. Spero che anche questa volta non ti manchi un po' di fortuna.
Un abbraccio.