lunedì 22 settembre 2008

Mondi dietro le porte

Per ora sto ancora dormendo sul pavimento di Rana e Robin. La loro amicizia e accoglienza sono stati un balsamo contro l'asprezza dei primi giorni. Rana e' una vecchia amica da Manchester, avvocatessa per i diritti umani. Robin e' il suo ragazzo, produttore dei programmi di news della BBC Radio World Service. Ha la mia eta'. Rana e' a Manchester per un processo da lunedi' a venerdi'. Quindi i primi giorni li ho passati con Robin, quando non lavora. Robin e' molto dolce, profondo, intelligente, paziente e ci siamo trovati bene immediatamente. Ha l'acutezza dei migliori inglesi, ma una morbidezza europea. Parlando con lui ho ripreso un po' il contatto con i fatti piu' importanti che hanno segnato la storia politica e sociale inglese degli ultimi tre anni, da quando manco. Da quando sono tornato in Italia infatti non ho piu' seguito gli affari inglesi, perche' richiedeva gia' molta energia ricapire il mio paese.

In questi giorni la maggior parte delle energie e' stata incanalata per la ricerca di una casa. Ovviamente si trovano i contatti sui siti internet dedicati. Sono fatti benissimo. E non ne sono in differente. Un sito internet cosi' e' un segno di civilta' che mi rincuora parecchio, perche' rivela la grandezza del mondo che ci sta dietro. Come la radio e le poste. Non so perche', ma ho pensato a loro molto in questi giorni. Ascoltando BBC4 mentre lavo i piatti da Robin. O passeggiando per le strade della capitale del vecchio e nuovo mondo. Io non credo di essere un fanatico dell'Inghilterra. Pero' di fronte a certe realta' non si puo' che provare ammirazione verso una civilta' superiore. La radio e le poste. L'efficienza, la precisione, la qualita', la semplicita’ - la quintessenza dei servizi inglesi. Mi ricordo il commento eloquente di un parente di Susannah, ricco, colto e conservatore quando disse:"We used to run an Empire by mail from London".

La prima volta che sono venuto in Inghilterra internet quasi non esisteva ancora. Era il 98. Al polo scientifico a Trieste i computer in linea erano solo al centro di calcolo, una sala con 30 computers per tutto il campus. Si andava in rete scrivendo comandi sui terminali Unix per lanciare Netscape. Poi non si sapeva cosa fare, perche' non c'era quasi niente sulla rete e non c'era veramente motivo per andarci. Cosi' l'alloggio 10 anni l'avevo trovato cercando sugli opuscoli dell'universita' fatti arrivare dal Prof. Calucci che era l'unico ad avere un contatto con l'universita' di Manchester. Ora con pochi `click' vedi le foto delle camere che vuoi in qualsiasi zona di Londra. Ma 10 anni fa a questo punto avevo gia' un letto, ora sono ancora per terra! Tecnologia e qualita' della vita? Bisogna pensarci bene!

Cercare casa in questa citta', se ci si immunizza un po' dall'ansia di trovare una soluzione al piu' presto possibile, puo' essere un'esperienza esilarante. Dietro ogni porta che si apre c'e' un potenziale mondo da condividere. C'e' John l'australiano che vive con uno statunitense e due neozelandesi che lavorano a Canary Warf negli uffici delle banche d'investimenti dove in questi giorni si piangono lacrime amare. E vanno a lavorare con bici da corsa e mangiano guardando partite su sky e schermo al plasma. O c'e' Clare che vive con Andrew, nella normalita' dei pendolari annoiati, uniti dal destino a condividere proprio quella casa anonima dietro i binari del treno che va verso Waterloo. O ci sono quei 5 di Bonham Road, un insegnante di ginnastica, un tecnico del suono, una psicologa, una studentessa e una disoccupata che mi hanno interrogato per 30 minuti per sapere se ero compatibile con loro. Ero nervoso come a un colloquio di lavoro. L'atmosfera era quella, con una sedia vuota e gli altri davanti. (Almeno immagino che sia cosi' perche' non ne ho fatto mai uno - incredibile). L'insegnante di ginnastica mi ha chiesto come penserei di combinare filosofia e fisica. Ho tentato l'argomento su determinismo e liberta'. Non volevo esagerare per non annoiare, ma vista la domanda... Ho appena saputo che non mi hanno preso. Mi rivolgero' ai loro sindacati.

Dire si' o no a quelle porte che si aprono, o sentire il loro si' o il loro no, e' un po' come quei giochi dove si fa partire in alto una pallina che scende attraverso un reticolo di chiodi e a seconda di come rimbalza alla fine va a finire in un posto diverso. Ogni percorso un'esperienza diversa, una vita diversa. Quanto di me si conserva fra i possibili diversi percorsi? Quanto fragilmente il nostro essere dipende da quale di questi percorsi la pallina disegna? Una buona domanda per la dissertazione.

Mi richiede un po' di riflessione accettare questa inevitabilita' caotica. Fautori del proprio destino? Ma che...!? C'e' ben poco da controllare qua. Se ti arriva John, o Claire o il prof di ginnastica... cambia tutto... e non sei tu che decidi. E' una grande lezione di adesione al reale. Pero' la nostra liberta' di realizzare la progettualita' della propria vita al di la' dei dettagli caotici di piu' basso livello credo rimanga. "Credo" in senso tecnico. Tutto da dimostrare pero'.

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