martedì 30 giugno 2009

Tempi supplementari

Carissimi!

Riprendo timidamente a scrivere questo blog, dopo circa due mesi e mezzo di inattivita' – mi meraviglierei se qualcuno continuasse a controllarlo, anche di tanto in tanto! Il grosso del lavoro il blog l'ha fatto, soprattutto all'inizio, ma non si sa mai che abbia ancora qualcosa da dare in queste battute finali. Pero' un po' mi manca il sussidio del blog, come impegno del discernere i fatti del giorno. Forse di buono c'e' che questo ruolo di confronto ora lo svolgono tanti buoni amici, vecchi e nuovi, accumulati e ritrovati nel frattempo.

Nel frattempo, appunto, e' passato un modo di acqua sotto il ponte, e questo post non ce la fa a travasarla tutta.

Forse la storia la sapete gia' tutti voi ch'entrate, ma grosso modo, dopo il ritorno dalle vacanze pasquali c'e' stato il grande Maggio degli esami. Si e' studiato tanto. Forse e' stato uno dei periodi piu' belli a livello accademico. Perche' in poco tempo si misura il progresso. Ho fissato – almeno per un po' – alcune delle tante idee a cui ero stato esposto durante l'anno. Ed e' stato gratificante fare qualche passetto nella comprensione di alcuni problemi filosofici. E' inutile, bisogna studiare tanto per iniziare a capire qualcosa. [prima de parlar, lesi.]

Gli esami, 3, sono andati uno non molto bene (filosofia generale), uno credo molto bene ma con risposte standard (filosofia della religione), uno credo abbastanza bene ma con risposte piu' ose' (filosofia della mente).

Durante il periodo degli esami essenzialmente vivevo in biblioteca, un paradiso a tre piani e milioni di volumi. Mi cibavo di panini alla francese e paste troppo pesanti a tarda sera.

I momenti piu' belli erano le pause studio tecniche con Vincenzo, il mio amico filosofo e raffinato collega, con cui si parlava di domande d'esame, si contavano i giorni, si rideva all'italiana, e certo, si discuteva di filosofia, ma in un modo piu' gradevole rispetto alle ore passate a scrivere prove di risposte d'esame in solitaria.

Passati gli esami, e' venuto un confuso, semi-traumatico, disordinato, fumoso periodo post-esami e pre-nuovavita, in cui mi sto ancora barcamenando. E qua far luce e' un'impresa... che appaltero' a una ditta esterna.

Oddio, cose ne son successe, quelle succedono sempre. Ma di che portata? Di che rilevanza? Cosa hanno da dirmi queste particolari circostanze che sto attraversando? Tutte le circostanze in cui uno si trova sono quelle giuste. La vita cosciente e' stare davanti al reale con il coraggio di affrontare le circostanze date, perche' sono esattamente quelle che consentono il confronto fra il desiderio e la sua realizzazione. E questa operazione di confronto fra desiderio e realizzazione e' quella dove si gioca la nostra liberta'. Questa la lascio un po' criptica, dai.

4 commenti:

Notevole ha detto...

Ciao Simone,
l'operazione di confronto fra desiderio e realizzazione è quella dove si gioca la nostra libertà. Tu dici.
Oppure vuoi metterci alla prova per capire se è così?
Simone ha giocato la sua libertà nel desiderio di fare filosofia e filosofia è stata realizzata.
Ora tu sei tutto insieme il Simone desideroso,il Simone realizzato,il Simone libero.
???
Ivana

mary ha detto...

Caro Simone,

ti ho appena letto, seduta a casa, con la mamma. Ancora non mi sono accorta di essere di nuovo a casa: sto studiando moltissimo e mi sa che se continuo cosi' non mi renderò mai veramente conto di "dove sono". L'importante pero' credo è continuare a vedere e considerare sempre, ovunque ci si trovi, quelle "circostanze date", come le chiami tu. Le uniche che meritino di essere considerate.

Ti faccio i miei complimenti per la tua avventura e ho provato una sana invidia per le "risate all'italiana" con l'amico Vincenzo. Spero di farne presto con te nella nostra spiaggia.

Ti abbraccio e ti augurò... vera libertà!

Marianna

Unknown ha detto...

Carissime Ivana e Marianna,

grazie per i vostri bellissimi messaggi. Mi scuso per il ritardo, ma sono partito per un po' di vacanza dopo aver pubblicato l'ultimo post e ho perso di nuovo contatto con il blog. Al ritorno, con quella distanza che si prova a volte verso cose scritte settimane prima, mi sono ritrovato meravigliosamente senza parole di fronte ai vostri messaggi, per come avete fatto risuonare le mie poche righe.

In particolare la frase di Ivana (“Ora tu sei tutto insieme il Simone desideroso,il Simone realizzato,il Simone libero.”) che e' seguita da tre forti punti di domanda, mi ha interrogato e mi interroga tuttora profondamente. Credo sia una delle frasi piu' forti, inaspettate e rilevanti che ho ricevuto quest'anno.
Non so rispondere.

I miei confusi commenti sull'operazione di confronto fra desiderio e realizzazione, che passa attraverso l'esercizio della liberta' era un eco di un testo che stavo leggendo in quella settimana. Si tratta degli atti degli esercizi spirituali della fraternita' di CL di quest'anno. A mio avviso, uno degli aspetti piu' interessanti e radicali che la catechesi di CL propone e' di arrivare a Cristo attraverso un'implacabile riflessione su se stessi, inseguendo con estrema serieta' la domanda di felicita' e realizzazione che ognuno di noi porta in se'. Io non sono ciellino, ma di fronte a un riconosciuto seme di verita' si sente un'attrazione distinguibile, negando la quale si commette un atto di disonesta' razionale prima di tutto verso se' stessi.

L'idea originariamente enfatizzata da Don Giussani e' che vivere umanamente significa prendere sul serio la domanda di felicita' che abita in noi. Il luogo per trovare una risposta e' il reale, le date circostanze che uno si trova a vivere, non qualche sofisticata filosofia. Questo riflette le caratteristiche dell'esperienza originaria che gli apostoli hanno fatto con Cristo. Hanno fatto un incontro: cioe' esperienza di una differenza che li ha attratti. Non hanno fatto un master in teologia. E cosa c'e' di piu' reale e circonstanziato dell'incarnazione, in quel tempo, in quello spazio?

Vivere il proprio reale significa essere aperti a fare la propria esperienza, e giudicare se l'esperienza fatta corrisponde a quello che il mio cuore veramente cerca. Per emettere questo giudizio abbiamo bisogno di un criterio di giudizio. Il criterio e' dentro di noi, e in questo senso l'atto del giudizio e' squisitamente privato e personale, ma il criterio in se' e' oggettivo. Il criterio di giudizio per discriminare quello che veramente mi realizza, mi rende felice, e' dentro di me, ma non e' una mia invenzione, mi e' dato. Per questo occorre tanta lealta' con se stessi, e tanta razionalita'. E una volta che ho identificato quello che mi corrisponde e quello che non mi corrisponde, entra in gioco la liberta', cioe' la liberta' di aderire a quello che mi corrisponde, che non e' affatto un passaggio automatico.

Ho cercato di ampliare un po' il passaggio: desiderio/domanda – realizzazione/esperienza – giudizio di corrispondenza/liberta', ma di sicuro il miglior servizio a queste idee viene fatto dal testo originario che leggevo. Si scarica qui:
https://www.fraternita.comunioneliberazione.org/
Vi incoraggio a dare un'occhiata alle pagine 51-58. In un certo senso hanno una semplicita' disarmante, a volte molto irritante. Uno da se' deve poi verificare se c'e' del vero.

Io nel frattempo resto diviso fra desiderio, realizzazione e liberta'. Devo quindi rimettermi al lavoro, e molto seriamente, ma anche speranzosamente, e curiosamente, ripartendo come si e' detto dall'unico posto da cui ha senso ripartire: le date circostanze del qui e ora.

Adorerei che il `qui e ora' passasse per le ultime file della spiaggia di Bibione, in corrispondenza di `via degli Ontani', ma temo che per un po' si debba attendere. Vi immagino pero' la', dove sono sicuro vi troviate, bellissime, abbronzatissime, immerse in libri, caffe' e conversazioni, tre generazioni di donne - un salutone alla nonna!

Unknown ha detto...

Simone carissimo,

che bene mi ha fatto passare di qua questa notte. E attraccato a questo tuo porto, accogliente, curato, mi sono sentito al sicuro, circondato da amici giunti fin qui con le loro barche, da soli, o al seguito di altri.

Ho seguito la scia di donne essenziali nella mia vita. E gioisco profondamente nel sentirmi cosi' in comunione con loro e con te.

Il mio reale questa notte e' la cura notturna di un esperimento a Legnaro. I neon, i fan dei computer, il beep che dice che i dati continuano ad arrivare - e ad essere scritti su disco - non lasciano grande spazio al romanticismo. Almeno ad uno sguardo superficiale.

Ma come non notare, non completamente celata da questo sobrio vestito, la bellezza di scoprire qualcosa di ancora completamente ignoto sulla materia della quale siamo fatti? Come non gioire di questa possibilita', che la vita ci ha concesso, di lasciar filtrare anche un solo raggio di luce in piu' in questo problema di simmetria di una delle interazioni fondamentali della materia? Come dimenticare che grazie a quei picchi di energia, che crescono nello spettro con sonnolenza, emergendo da un fondo piatto di rumore, nuove intuizioni, nuovi calcoli, nuove avventure intellettuali sgorgheranno?

Forse, semplicente con Nietzsche. Il lucidissimo folle - credo nell'origine della tragedia - ridicolizza degli accademici in preda all'eccitazione per la scoperta di un nuovo verme. Li ridicolizza perche' dice che il loro studio manca di profondita'. Riconosce che c'e' una "profondita'" che precede il suo giudizio - fallendo come relativista, ma eccellendo in onesta'.

Tutto quel che ho letto questa sera punta nella stessa direzione. E' da idioti non fidarsi di quel senso di bene e di male, di bello e di brutto, di profondo e insignificante, dentro di noi. Che dono sublime la coscienza. Ma com'e' facile illudersi di ascoltarne la voce.

L'autoillusione, questo nemico terribile della nostra felicita', sembra non arrendersi mai. Spero di vincere la battaglia, per la felicita'. Spero che la vinciamo tutti quanti, non stancandoci di dirigere le nostre barchette verso un mare infinito di grazia.

Che questa domenica spero coincidera' anche con il mare che rinfresca la sabbia bollente di Bibione.

Qui la notte - questa notte - e' finita.