venerdì 4 settembre 2009

Onniscenza e contingenza

Martedi' ho consegnato la dissertazione finale, e cosi' e' ufficialmente finito questo Master in Filosofia. Il problema di fondo era, come annunciato, cercare di stabilire se Dio possa conoscere gli aspetti contingenti del futuro, cioe' quelli ancora aperti, non-necessari, come il fatto che domani mi metta quella camicia a righe.

Partendo da un'analisi classica della conoscenza, secondo cui se si conosce qualcosa, quel qualcosa deve essere per lo meno vero (nihil potest sciri nisi verum), si arriva presto ad un ostacolo. In modo che Dio sappia che che domani mi mettero' quella camicia a righe, deve essere vero oggi che io mi mettero' domani quella camicia a righe. Ma se questo e' vero gia' oggi, allora e' gia' determinato che io domani mi mettero' quella camicia, il che contrasta con l'assunzione di partenza che il mettersi una camicia e' un'aspetto aperto del futuro, non determinato. Ma la relazione fra verita' e necessita' e' critica. Se una proposizione vera sia anche automaticamente necessariamente vera dipende da che logica e metafisica del tempo uno decide di sostenere.


Io ho analizzato tre risposte classiche a questo problema, cercando di mostrarne punti di forza e di debolezza. La soluzione filosoficamente piu' convincente mi sembra quella che Dio non conosca il futuro contingente, il che mi ha portato altrove rispetto alle mie intuizioni di partenza, di sicuro influenzate dalla dottrina cattolica. Ma cosi' e' la filosofia. Bisogna accettare dove ti porta la ragione. Se poi sia meglio fidarsi della propria e piccola o di quella grande e ispirata da scrittura, intelletto e tradizione della Chiesa, e' un altro, importante discorso. Un momento pero'. Sembra che fili il discorso che Dio non conosca il futuro contingente in quanto futuro e contingente, cioe' se si pone Dio all'interno del tempo e gli si chiede di conoscere ora qualcosa che viene dopo nel tempo. Altra cosa e' immaginare Dio al di fuori del tempo, in una prospettiva cioe' dove il prima e il dopo sono sovrapposti in un istante atemporale. Da qui Dio conoscerebbe gli aspetti aperti del futuro non prima che avvengano ma a-temporalmente mentre avvengono. Questa era la soluzione di Boezio e San Tommaso d'Aquino (nell'immagine - bella proprio perche' c'e' un equilibrio fra l'intelletto umano, la Chiesa e la Scrittura, il tutto sotto la luce della Santita'.). E' stato sicuramente molto bello confrontarsi con i grandi filosofi cattolici medioevali che cercavano di sintetizzare le verita' di fede e di ragione, con una sistematicita' (e bellezza) che forse non si e' piu' avuta. Ma anche questo e' un pregiudizio in cui e' dolce naufragare.

In ogni caso, ho anche proposto una formalizzazione del problema usando una logica a tre-valori (dove oltre al vero e al falso c'e' anche l'indeterminato), dove usando uno stratagemma e' possibile salvare onniscenza e contingenza, anche quando onniscenza si interpreta come prescienza. Sembra che la seguente frase sia vera: “Se X avverra' domani, allora se X averra' domani, allora Dio sa che X avverra' domani” -- con X un evento contingente. Mentre la semplice “Se X avverra' domani, allora Dio sa che X avverra' domani” non e' vera. Un dettaglio, ma insomma... fa la differenza.

Incredibilmente, nonostante questa fosse la mia chance di immergermi nella scrittura di qualcosa di squisitamente letterario, filosofico, sono finito per scrivere una tesi che ha quasi piu' formule di tutte le mie altre tesi che ho scritto in fisica! Ma cosi' e' andata. La logica formale in questi casi aiuta molto. Quindi non mi offenderei affatto se uno non volesse leggerla. Ma per completezza, anche questa la trovate sul MediaFire, qui:

http://www.mediafire.com/?qdgetzzxzem

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