venerdì 3 ottobre 2008

West Africa (passion for details)

Stasera sono tornato a casa tardi e per diversi motivi troppo complicati da spiegare non potevo entrare in casa. Cosi’, un po’ anche per festeggiare la fine positiva della prima settimana di lezioni ho deciso di andare a cena fuori. Da solo ovviamente. Ottimo.

Cosi’, senza andare troppo lontano, mi colpisce una strada anonima di questi agglomerati urbani fuori dal centro. Un po’ ruvidi, un po’ squallidi, ma anche colorati, etnici, veri. Una di quelle decine di migliaia di strade delle citta’ inglesi dove uno trova quell’improbabile sequenza di fish and chips, lavanderia a gettoni, kebab, take-away chinese, edicola, macelleria halal, negozio aperto 24 ore con alcolici e articoli vari, e ancora kebab.

Nel mio caso, c’era anche un ristorante con specialita’ dell’africa occidentale e gestione ganese. Lo scelgo. Ci sono due tavoli. Presso uno c’e’ una donna ganese di schiena tutta trecce e ormamenti che parla con la proprietaria al banco. Non e’ chiaro se si possa entrare. Sembra una situazione privata. Invece la proprietaria, elegantissima con vestito intero grigio, molto calorosamente mi mette a sedere con grande gentilezza, mi da subito qualcosa da leggere e mi chiede cosa desidero, che e’ un modo molto diverso di dare semplicemente un menu da leggere. Sono subito messo a mio agio da questa gentilezza.

C’e’ un peculiare e misterioso mix di maternita’ e seduzione nell’atteggiamento di molte donne africane, che non ho osservato in altri continenti. Grazia nobile e familiare semplicita’. In tal modo rincuorato e “sedotto”, sono disposto ad accettare qualsiasi suggerimento per la cena. Da bere, birra? Ok, perche’ no, ma facciamo mezza pinta pero’… sai non bevo tanto e sono stanco… Dopo qualche secondo, quando ho appena immerso la testa nel Guardian per leggere dell’ennesima crisi finanziaria, mi arriva una pinta intera, con Elizabeth tutta sorridente.

Da mangiare ti porto ben io qualcosa di buono, dice. Un piatto ganese che faceva mia nonna. Vedrai! Devi solo scegliere se vuoi montone o pollo. Sono ottimi tutti e due. Ho del montone buonissimo. – Ma guarda, prendero’ il pollo, preferisco, dico io. OK.

Come sempre bevo la birra troppo veloce, si sa’, quando si ha sete e si e’ a fine giornata… La mente parte e i ricordi arrivano come portati da un fiume. Ripenso all’Uganda. Ho cercato di ricordare tutte le scene vissute ai ristoranti, tutte le cameriere, gli avventori, i proprietari che ho conosciuto. In particolare mentalmente ricostruisco una scena avvenuta in una piccola citta’ sul confine con il Congo, con Travis (l’ugandese capo dell’ONG) e Micheal (il teologo-psicologo canadese). Travis stava male, si temeva principio di malaria. Io mi stavo ammalando – inevitabile mangiando per giorni quel cibo, e Micheal era molto silenzioso (totalmente contrario alla sua natura) perche’ era preoccupato di non riuscire a tornare indietro in tempo per l’aereo, avevamo infatti quasi distrutto la macchina. Eravamo alla fine del nostro “viaggio di relax” e c’era fra noi un bel po’ di tensione. Stavamo in una locanda con camere. La scena attorno a noi, quasi una fotografia. Tutto quasi fermo. La cameriera me la ricordero’ per sempre. Stava in piedi di fronte a noi in silenzio. Muoveva solo le sopra-ciglia. Incredibile. Il menu consisteva nel cercare di indovinare quello che potevano avere al ristorante e osservare il responso della cameriera. Se alzava le sopra-ciglia avevano quel piatto o ingrediente. Se non muoveva niente, risposta negativa. Una macchina binaria. Eppure anche li’, seppur in extremis, c’era grazia e familiarita’…

Sono interrotto nei miei pensieri dall’arrivo del mio piatto, con Elisabeth trionfante: montone! Perfetto, penso, sono dentro una barzelletta!

Seguo la proprietaria verso la cucina, ma per chiedere dov’e’ il bagno. Lei con la stessa grazia e gentilezza di sempre mi dice: ma certo, eccolo qua proprio dietro di noi! E apre per me una porta che da’ su un locale di un metro per un metro: una doccia. Surrealismo totale. Non so cosa fare, vorrei lavarmi le mani, ma la cornetta e’ tutta attorcigliata sul supporto… c’e’ una varieta’ di liquidi per pavimenti sul piatto doccia. Sono esitante. Arriva Elisabeth che semplicemente apre il rubinetto in piena. Mi aspettavo un disastro di schizzi, invece quella posizione apparentemente caotica della cornetta e’ ottimale e lascia cadere un flusso perfetto per lavarsi. Molto meglio di tanti lavandini ai ristoranti. Genialita’ africane. Ordine dal disordine. Soluzioni semplici coi mezzi a disposizione.

Torno al tavolo tutto contento. Che montone ragazzi!

3 commenti:

Unknown ha detto...

ciao boy,
visto che nel blog i link ai commenti ci sono io ti scrivo qui e non in e-mail... scrivo in questo post sul ristorante ma potrebbe essere ovunque..

argh.. sai che è la seconda volta che scrivo un commento ad un post di un blog?!?! (e la prima era sempre sul tuo blog) e non so bene cosa scrivere.. non posso mica scriverti cosa ho fatto io e come sto io, cosa c'entra col tuo blog? e neanche stare troppo sul personale mie tue ecc.. meglio un'email o una telefonata no? accidenti ma è tanto che non ci sentiamo e sono quelle le cose che ho bisogno di dirti per prime.. ma mica qui :) allora cosa scrivo in un commento in un blog-diario aperto a tutti?

una roba che interessa un po' a tutti, ma tutti chi poi!?!? :)

bon dai non stiamo complicar troppo le cose che tanti li conosco bene anche io i tuoi lettori (a proposito ciao amici!).. ecco il tuo blog è anche un posto dove ci possiamo trovare (anche se magari sfalsati nel tempo) anche noi.. come quando vai a fare visita a casa di un amico ed ecco che ti incroci anche gli altri, qui un commento, una traccia, ecc.. ma ci sono.. (mandi Egidio! :)

ok comincio a trovarmici ora in questo spazio, tra amici, già meglio.. non so come tu lo intenda (mancano le istruzioni per l'uso! volutamente candalue?) ma mi sa che lo interpreto come un piccolo ritrovo serale (un post-mensa, un pub, un bar sport d'estate...) dove
chi passa passa, e se vuole si ferma e sente e condivide le novità della giornata dell'amico pa(r)tito di nuovo per l'Inghilterra..

Alore fantat? Bello vedere in pochi post i tuoi passaggi di questi ultimi giorni (ma mi sa che anche tu stai lottando per capire quello che vuoi e puoi mettere qui..). Bello vederti entrare nel mondo che ci tratteggi... e sapere che sei tu..

Detto questo, fatta la premessa.. (prima e ultima volta, promesso), dico la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo in blocco gli ultimi post.. ma porco cane Simone, stai scherzando!?!? hanno sul serio sbagliato la lettera?? lì!?!? non voglio fare un commento che avrà sicuramente pensato anche Francesco (Fale) ma *chi* hanno messo a imbustare e spedire?!!? possibile che il sistema non abbia tenuto!!?

cmq ormai è giorni fa.. e tu sei nel mezzo.. e come la racconti bene.. e quelle miniature di foto passano benissimo i "colori" sai.. ma non sperare che qui i lettori si accontentino di foto di facciate di cattedrali e affreschi, e non te la caverai neanche mettendo su Papineau dietro ad un libro o alla lavagna, cosa credi.. qui tutti vogliamo la foto di Hannah! :)

Ben.. a parte le cose serie, bisogna che quando hai tempo vediamo di questa cosa del rapporto tra corpo e mente, che scrivi di più qui.. perché mi hai incuriosito con questa cosa del buttar giù gli assunti di partenza del materialismo.. tu sai come la penso (in brief per gli altri qui del pub: la mente *emerge* a partire dal substrato biologico del cervello)..

acc. mi tocca andare.. Matteo è arrivato e si va a bere un cosa il sabato sera (voglio convincerlo ad andare al Krepapelle)

scappo! tornerò a passare i prox giorni..


mandi fantat,
mandi biei ducj

un abbraccio

Unknown ha detto...

Rispondo brevemente a alvy (mai chiamato cosi' in vita mia, ma si sa', la vita sul blog ha le sue regole...)

1. La mancanza di istruizoni per l'uso e' semi-intenzionale. Da un lato ho pensato ad altri modi di impostare il blog solo dopo aver cominciato a pubblicare post e ricevere commenti, e non volevo cambiare lo stile in corso d'opera. Dall'altro ero interessato a vedere come la creatura si evolvesse autonomamente senza restringerne troppo le possibilita' con prescrizioni d'uso. Per esempio avrei potuto scegliere che questo sia un blog di sola lettura ricevendo commenti solo per email. Ma cosi' e' piu' interessante perche' e' una dinamica di comunicazione nuova per me. L'email rimane comunque un'opzione.

2. La tua interpretazione ("piccolo ritrovo serale (un post-mensa, un pub, un bar sport d'estate...) dove
chi passa passa, e se vuole si ferma e sente e condivide le novità") mi sembra perfetta. Anzi la acquisisco dal te la definizione del mio blog.

3. Si', cosa e quanto scrivere mi da molto da pensare. E la tendenza e' quelle di non andare molto oltre questi `innocui' quadretti. E' interessante come potrei dire delle cose piu' personali se scrivessi singolarmente a essenzialmente ciascuno dei miei lettori, ma cumulativamente risulta difficile. Per citare il piu' prolifico e poetico dei commentatori di questo blog: "logicamente non ha senso, ma e' emotivamente possibile ". E' una dinamica psicologica interessante che io possa confessare, per esempio, una debolezza privata a A, B e C individualmente, ma non a A+B+C in gruppo.

4. L'argomento causale per il materialismo degli stati mentali.

Premesse.
a) Gli stati mentali sono causalmente efficaci (se sento di aver sete, mi muovo verso il frigo per prendere una birra)
b) Completezza della fisica (tutti gli effetti fisici hanno cause fisiche, il mio muovermi verso il frigo deve avere una causa fisica)
c) In generale, non tutti gli effetti sono sovradeterminati da due cause separate (i punti a e b sembrano suggerire doppia causalita'. Ma nella normalita' la causa di un effetto e' unica. La doppia causa e' eccezione. P.e. un uomo che muore perche' viene colpito simultaneamente da fulmine e pallottola.)

Conclusione: stati fisici e mentali coincidono.

Ora non ho tempo per ampliare l'argomentazione. Devo correre a prendere un libro. Mandi.

giacomo trevisan ha detto...

Mandi! Finalmente ho avuto un attimo per collegarmi al blog! ..tra un meeting di produzione e una mail surreale in cui mi dicono che i materiali urgenti che aspettavo sono stati mandati per errore in svizzera (ma non era vero solo uno dei tanti attimo di delirio cinese!!). Well.. Senza nemmeno sognarmi di entrare nelle vostre argomentazioni... il racconto è davvero suggestivo e coinvolgente... la cameriera binaria una chicca splendida... una rinfrescante boccata di colori e sapori d'africa tra i grattacieli di Shanghai.. ci voleva! un abbraccio da Shanghai..! Mandi fantats!